mercoledì 3 marzo 2010

Riconciliati nell'amore

"Riconciliati nell'amore"
momento di preghiera 03.03.2010
preparazione al ritiro del coro MdF


1. Introduzione
Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi,ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (2 Cor 5,15-21)

La riparazione fa parte del cammino dell'amore. Le ferite vengono guarite, le offese vengono biasimate, i peccati vengono perdonati. Così l'innamoramento cresce, matura, fino a diventare amore. Tutto nel suo tempo, passo dopo passo, fiduciosa umiltà insieme alla misericordiosa comprensione.
Gesù è venuto per chiamare i peccatori (Mc 2,15-17).
La Chiesa costituita da loro è una santa comunità di peccatori. Santa per la presenza di Cristo, peccaminosa per la fragilità dei suoi membri.
"Dio ci ha scelti in Cristo prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità" (Ef 1,4).
Gli innamorati di Cristo vengono purificati dalla fiamma del suo amore.

2. Giuda - l'autoriconciliazione
Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. [Mt 23,1-5]

Gesù amava Giuda. Lo amò fino al punto di renderlo parte della compagna dei Dodici. Lo amò fino a consegnargli il potere di compiere guarigioni, di scacciare demoni, di compiere miracoli. Consegnò a lui anche i soldi della comunità. Gesù amò Giuda fino al lavargli i piedi, pochi giorni prima del tradimento.
Giuda era innamorato di Gesù. Era probabilmente un uomo di buona volontà. Probabilmente, perché è impossibile conoscere un uomo, qualsiasi uomo, le sue intenzioni, l'intimo della sua coscienza fino in fondo.
Giuda era un uomo giusto. Riusciva a giustificare ogni sua azione. Era un buon giudice di se stesso. Riusciva a rubare i soldi senza rimorsi di coscienza, magari per motivi di beneficenza. Riusciva a stare insieme agli altri Apostoli, rimanendo contemporaneamente con il cuore, con i suoi piani e i suoi propositi fuori dalla comunità (der. di lat. communis, in origine "che partecipa insieme ad una carica"). Riusciva a giustificare il tradimento di Gesù. Con la sua coscienza, fino a quando non raggiunse il punto critico, era a posto. Nella sua opinione, non commetteva nessun peccato. Era un buon giudice di se stesso, fino a condannare se stesso a morte.
L'Apostolo immerso nell'amore di Dio è stato profondamente contaminato dal peccato, accecato, privato di sensi spirituali e della capacità di riconoscere. E' stato privato della grazia di Dio per la propria scelta. Era una scelta, fino ad un certo punto, determinata. La scelta di una persona che è entrata in dialogo con Satana. Tale dialogo finisce sempre nello stesso modo: il frutto proibito appare come buono, la scelta ingannante appare come giusta, il peccato, qualsiasi peccato, sembra la migliore delle azioni possibili, un’azione salutare, salvifica. La persona tentata perde la capacità di riconoscere, di distinguere, il suo libero arbitrio diventa limitato, pur apparendo più autonomo.
Giuda, dopo aver compiuto il peccato, aveva bisogno di riconciliarsi con Dio, con la comunità e con se stesso. Aveva bisogno di essere guarito interiormente con tenerezza, ripreso misericordiosamente nella comunità di Dio e della Chiesa.
Il dramma è che, giudicato da se stesso, voleva da solo raggiungere anche la riconciliazione. La riconciliazione fuori dall’amore. L'auto-giustificazione porta la morte.

3. Pietro - riconciliato nell'amore
Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle». [Gv 21,15-17]

La storia della Chiesa è una storia di tante conversioni. Già all'inizio viene segnata dal più grande peccato e dalla più grande misericordia. L’Apostolo Pietro, l'innamorato di Dio, rinnega Cristo, rinuncia alla fede nel Divino Messia. Centocinquanta anni dopo Tertulliano (+230) lo nomina tra i tre peccata graviora: omicidio, adulterio e apostasia.
Pietro è l'uomo sicuro di sé. Ha autorità nel lavoro, nella famiglia. Si è "sistemato" nella vita. Ha bisogno di essere sbalordito qualche volta per imparare a cogliere la riconciliazione, sin dal suo primo incontro con l’Amore Incarnato e dal suo primo rifiuto: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore" [Lc 5,8].
Gesù amò Pietro; quest'amore si caratterizza in molti modi. Pietro sente per primo la chiamata a seguire il Maestro, a lui vengono consegnate le chiavi del Regno di Dio, è lui che viene chiamato la pietra, su cui sarà innalzato l'edificio spirituale della Chiesa. E' Pietro il primo ad entrare nella tomba vuota di Gesù. Alla fine è lui ad essere il riconciliato per eccellenza.
Il peccato del Principe degli Apostoli comporta poi i guai universali: Colui che nella sua certezza promise a Gesù l'estrema fedeltà, incrocia ora lo sguardo con Gesù appena tradito. Colui che è stato costituito la roccia della Chiesa, si spezza come una delle rocce nel momento della morte del Salvatore [Mt 27,51]. Pietro che combatteva con la spada i soldati sul Getsemani, ora teme una serva che dice: "Anche questi era con lui" [Lc 22,56]. Il peccato di Pietro è il dramma che distrugge il suo rapporto d'amore con Gesù, umilia Pietro stesso e ferisce tutta la Chiesa.
Pietro ha bisogno di essere riconciliato e lo riconosce umilmente: "Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito, pianse amaramente." [Lc 22,61-62].
La riconciliazione si realizza nella vergogna, nel senso di colpa, nel dolore, ma porta divino conforto, riparazione, guarigione: "Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle»" [Gv 21,17].
La riconciliazione di Pietro si compie nell'amore. Nel dialogo con Pietro Gesù misura l'amore che chiede da Pietro, abbassando sempre di più le pretese:
- "Mi ami tu più di costoro?" - "Ti voglio bene"
- "Mi ami?" - "Ti voglio bene"
- "Mi vuoi bene?" - "Ti voglio bene"
Pietro ogni volta risponde con sincerità, spogliato da finta certezza, donando in cambio dell'amore di Gesù il suo "ti voglio bene". E' bastato. Gli fu perdonato.
Anni dopo Pietro scrive nella sua lettera: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" [1P 1,3].

4. Giovanni - immerso nell'amore
Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» [Gv 21,4-7a]

Gesù ha conservato Giovanni nella grazia, lo attirò a sé con tutte le forze divine, con il legame d'amore che non cessa. Ha reso di lui l'icona del discepolo. Un discepolo la cui formazione consiste e si conclude nell'amore.
Il cammino di Giovanni, del discepolo amatissimo, è molto diverso che quello degli altri. Giovanni non rinuncia mai a Gesù, è fedele fino alla croce. Né pericolo né scandalo né altra circostanza riescono a staccarlo dall'amore di Cristo.
Ma anche questo discepolo non è immacolato. Il suo amore è plasmato, reso più maturo per tutto il percorso della sua vita. Per rendere il suo amore ancor più perfetto, gli è consegnata sotto la Croce di Cristo l'icona dell'uomo perfetto, che è la Madre di Gesù, Maria. Contemplando quest'icona Giovanni continuerà a crescere nell'amore di Dio, a immergersi nell'amore di Dio, fino ad essere attraversato da quest'amore come il fuoco attraversa il ferro, fino a non poter distinguere dove finisce il ferro e comincia la fiamma.
Tra i comandamenti e precetti ci sono i decreti negativi (non uccidere, non rubare, non commettere atti impuri) e positivi (amatevi gli uni gli altri, siate misericordiosi). Il discepolo di Gesù innamorato di Lui non si accontenta delle regole minime, ma continua ad essere sempre più somigliante al suo Maestro, Dio-Amore. Il precetto d'amore, il precetto di misericordia non ha un limite, così che si possa dire: ora l'ho osservato perfettamente. La riconciliazione di Giovanni consiste in un accordo di essere divinizzato, di essere reso puro nella castità, generoso nel donarsi agli altri.
E' il cuore in ascolto, che anela all'amore, sono gli occhi che cercano il Signore dappertutto che permettono a Giovanni di riconoscere la presenza di Cristo risorto: «È il Signore!». Questa ricerca continua di Cristo, questo trovarLo, questo stare con Lui, è ciò che rende Giovanni, dalla sua giovinezza fino alla vecchiaia, un uomo integro, felice, ricco nell'amore.

5. Conclusione
Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo. [1 Gv 1,8-2,2]

Il Sacramento di Riconciliazione celebrato senza amore è un auto-tormento psicologico. Lo stesso Sacramento celebrato nell'amore è una riscoperta della nostra somiglianza al Signore.
Nell'attimo dell'adorazione silenziosa lasciamo che Dio-Amore agisca in noi, per vedere, nella sua luce, i nostri peccati, il disaccordo al Suo progetto per noi, e preghiamo che sia Lui a prepararci al nostro prossimo ritiro.

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