venerdì 5 dicembre 2008

Med-Fra - Famiglia

Nella colonna di destra troverete sempre il link allo schema della Meditazione Francescana, con i vari passi che vi ho suggerito. Il passo di oggi può aiutarvi nella meditazione sulla famiglia.

Lc 15,11-32 - la relazione tra i fratelli

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh...ecco uno dei passi "centrali" della mia fede! Ci medito da sempre e vorrei condividere con voi qualche pensiero (sperando di non annoiare nessuno!).
Dunque...dove posso collocarmi in questo testo?
Certo, l'identificazione con il figlio minore è spesso "facile" o quasi "scontata": chi di noi non si è mai sentito "prodigo" di peccato e/o tradimento? D'altra parte, la ribellione, la voglia di autonomia e la sete di indipendenza fanno parte, in varia misura, dell'indole umana e tutti ne fanno, in qualche modo, esperienza. In realtà, da questo brano ho capito una cosa: la conseguenza di questa mia "autonomia", di questa "autosufficienza", in realtà mi fa diventare dipendente da un mondo lontano da Dio! La ricerca di una totale indipendenza mi può rendere "schiavo" (N.B.:alla fine, il figlio arriva a pascolare i porci, animali immondi per la mentalità del tempo e, dunque, non trae più nutrimento da ciò che pensava essere il massimo della sua indipendenza!).
Ma, rileggendo il brano, mi accorgo che, a volte, posso identificarmi anche con il figlio maggiore. In che senso? Nel senso di intendere la religiosità e, comunque, la figura del Padre confinate in un rigido "legalismo": delle regole ben precise, da osservare rigidamente e che non sembrano lasciare spazio alla misericordia ed alle esigenze dell'amore. In fondo, se vogliamo, è un pò l'atteggiamento farisaico: il Fariseo, che, per "passare bene" agli occhi degli uomini e davanti a Dio, considera sufficiente osservare la Legge "alla lettera" o pagare puntualmente la decima; ed è sempre il Fariseo che "mormora" contro Gesù e la sua eccessiva generosità con i peccatori, gli emarginati, gli "ultimi". Questo "credersi buoni", però, è una magra consolazione, perchè non lascia spazio alla comprensione ed all'accettazione dell'amore di Dio, che ci rende liberi, "figli" (è questo che il figlio maggiore non capisce!).
Al di là di queste identificazioni, la figura centrale che mi conquista è il Padre, "prodigo" di amore, che attende costantemente il ritorno del figlio. E' sempre lì, a guardare l'orizzonte (quindi il suo occhio non mi abbandona mai, anche se mi allontano!!) e, quando ciò accade, si ha una scena bellissima: il Padre, che non è un "giudice che condanna", che non ha alcun rimprovero per il figlio, dimentico dei suoi errori e pieno di gioia per averlo ritrovato!
E questa è una grande consolazione, un incoraggiamento per tutti i nostri momenti di allontanamento: c'è sempre Lui ad attendere il nostro ritorno!
Beh, scusate il "poema" che mi è venuto fuori, ma, come vedete ho sviscerato ampiamente il tema, grazie anche ai miei preziosi studi di morale,ai sacerdoti che hanno sapientemente chiarito i miei dubbi ed al cammino di formazione cristiana che sto facendo...
Grazie per la pazienza!!! :-)